Nudo di giovinetto, carboncino su carta, cm. 55x34, 1876 ca., Musei Civici Reggio E. |
Manifesto Premi degli alunni, R.Istituto di Belle Arti di Modena, 1878 (ASMo, Ist. d'Arte "Venturi")
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Manifesto Premi alunni 1878 (part.) |
(L'articolo seguente è stato pubblicato sulla “Strenna del Pio
Istituto Artigianelli”, Reggio Emilia – anno XXI, n. 1 – 30-6-2012)
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Cirillo Manicardi studente a Modena
(1876-1879)
Sandro Ferrari
Cirillo Manicardi
divenne amico del coetaneo Adolfo Venturi durante la frequenza della Regia
Accademia di Belle Arti di Modena dal 1876 al 1878.[1]
Anche Venturi aveva
studiato all’Accademia, dalla quale era uscito all’età di 16 anni, nel 1872,
avendo concluso gli studi del corso triennale di ornato (vi era stato
introdotto dal padre, che nella capitale estense si era distinto come
decoratore plastico).
Nell’autunno 1876, proprio quando Manicardi dalla R. Scuola di Belle Arti di
Reggio si trasferiva all’Accademia modenese, Venturi manifestò il proposito di
rientrarvi per frequentare il corso di pittura di paesaggio, ma dovette subito
rinunciare a causa dell’improvvisa morte del professore, del quale era un
entusiasta seguace[2].
Essendo nato nel settembre del 1856, egli aveva soltanto ventuno anni quando
nell’aprile del 1878 ricevette l’incarico di ispettore della Galleria Estense
annessa all’Istituto di Belle Arti [3], anno
in cui dal mese di gennaio le lezioni erano iniziate secondo il nuovo
ordinamento scolastico, sostitutivo di quello tradizionale accademico.
Dotato di precoce
genialità, Venturi si stava ormai decisamente orientando verso l’ambito della
ricerca documentaria storico-artistica e metteva da parte il desiderio
manifestato in più occasioni di affermarsi come pittore o poeta. Ebbe quindi la
possibilità di osservare un tale Cirillo Manicardi di Reggio Emilia, studente
dei corsi di figura, di valutarne le promettenti attitudini e di diventare suo
amico e sostenitore[4].
La più autorevole
testimonianza di questo rapporto di stima instauratosi tra i due coetanei ci
arriva proprio dal Venturi. A lui infatti, giunto ormai alla conclusione della
sua impareggiabile carriera di storico dell’arte, si rivolse nel 1937 Angelo
Davoli, reggiano collezionista di incisioni, intento a scrivere un compendio
dell’attività grafica e pittorica di Manicardi. La risposta fu un’affettuosa
lettera commemorativa dell’amico conosciuto in gioventù, scomparso nel 1925.
Trascrivo qui il
documento integralmente. Inserito come prefazione del volume pubblicato nel
1938, delinea del pittore un ritratto molto efficace, che mi è stato di fondamentale aiuto per giungere
ai risultati, talora inediti, della presente ricerca[5]:
Caro Davoli,
molto mi è grato
di sentir ricordare Cirillo Manicardi, pittore che vive nella sua opera fervida
d’entusiasmo e di intenso amore per la città natale.
Lavorare, perché Reggio si abbia corona del
lavoro dei figli, fu proposito di tanti illustri reggiani, tra gli altri del
Manicardi, chè,dal Nobile proposito, ebbe moto il pennello, decoro dell’Arte.
Lo vidi, giovinetto, disegnare, invidiato e invidiabile, col segno ricercatore
del carattere e della vita delle cose. Egli mi donò il disegno del Presepe di Guido Mazzoni nel Duomo di Modena, di tanta plastica evidenza da soprendere quanti
passavano al Ministero della Istruzione Pubblica, nella Sala del Direttore
Generale delle Belle Arti, Felice Bernabei, che tenne sempre esposto
all’ammirazione quel disegno della terracotta del Modanino, e lo commentava,
lui figlio di ceramista d’Abruzzo, con la sua naturale vivezza.
Cinquantasei
anni fa, per illustrare il mio libro “La R .Galleria Estense”, con le
zincografie, le prime allora usate, specialmente da Angerer e Goschl di Vienna,
occorse di far disegni a penna su carta preparata; e il Manicardi fotografò,
tanto fu esatta la sua macchina di disegnatore, questo o quel quadro antico.
Per quei disegni, gli fui grato come a gentile collaboratore.
La vita ci
tenne poi lontani, ma quando, per i lavori della Cassa di Risparmio, fui eletto
membro della Commissione di cui era animatore Naborre Campanini, rividi da
presso Cirillo Manicardi, ancor giovane, sempre giovane, improvvisato scultore
della decorazione della Cassa dedicata all’Ariosto. Nelle adunanze, ci pareva
di trovarci nel nostro vecchio focolare, di scaldarci di fede nell’Arte.
Passaron quei
giorni soleggiati, e vennero meno gli amici cari e illustri: il Campanini e il
suo fedele Manicardi.
Reggio li onori,
e intanto grazie a Lei, che con la meditata monografia, dona al pittore, al
maestro, i fiori più belli del ricordo.
ADOLFO VENTURI
S. Margherita Ligure, 5 Marzo ‘938.
Dall’estate del
1878 Cirillo risiede insieme ai genitori nella casa natale di Villa Massenzatico,
ma si reca spesso a Modena, desideroso di farsi conoscere e allo stesso tempo
di aggiornare i propri studi accademici.
Benchè
non abbia ancora completato la sua formazione giovanile, realizza le prime
opere destinate alla vendita. Lo possiamo immaginare nella cascina del padre
Biagio occupato nei ritratti e in tutti
i generi pittorici più richiesti in quel momento.
Espone
a Reggio alcuni lavori tra cui “un ornato di gesso con figure, velato di
ragnatele e di polvere. Di tanta bellezza” – scrive Naborre Campanini – “che da
solo gli valse il premio dell’Istituto Ferrari Bonini”[6].
Non
sappiamo molto sui contatti di Manicardi con la Scuola di Belle Arti di Reggio
alla fine degli anni ’70 (dal 1876 trasformata in R. Scuola di disegno per gli
operai).[7]
Accontentiamoci di leggere l’attestato di frequenza rilasciato dal direttore
Belloli il 22-7-1878: “Dotato di ottima naturale disposizione per le arti del
disegno, si è applicato con assiduità allo studio della figura facendo rapidi
progressi e meritandosi il premio in tre successivi concorsi annuali. Dopo
questi studi il giovane Cirillo Manicardi nell’anno 1876 lasciò questa Scuola
per andare a perfezionarsi presso Istituti superiori di Belle Arti”.[8]
Si ha
notizia certa di un dipinto venduto già alla fine del 1878. Con una lettera del
successivo 7 gennaio il prof. Antonio Simonazzi di Modena scrive a Manicardi di
essere riuscito a vendere “il dipinto a chiaro e scuro rappresentante il
miracolo di S. Zanobio del Ghiberti [...] per £ 300”[9]
Negli
stessi giorni, il 26 dicembre, Cirillo partecipa alla solenne cerimonia della
premiazione del saggi conclusivi dell’a.s. 77-78, nella quale gli viene
consegnato il primo premio di lire 160 per il saggio di figura disegnata.
Egli comincia
anche a ricevere i primi regali di incoraggiamento e di aiuto offerti da
privati affinchè possa proseguire gli studi. Il 16 novembre 1878 Gioachino
Paglia di Reggio gli spedisce 50 lire. Scrive nella lettera: “Confido che il vostro talento troverà validi
appoggi che vi forniscano i mezzi di recarvi nell’Atene delle Arti, Firenze.
Desideroso anch’io di offrirvi il mio piccolo obolo, accludo a queste righe
quanto può occorrervi per le prime spese di viaggio”.[10]
E in
effetti nel gennaio del 1879 Manicardi risulta iscritto all’Accademia di Belle
Arti di Firenze[11]
e frequenta i corsi dell’annesso Istituto di Belle Arti[12]. Non
si ha però conferma di una sua presenza costante a Firenze.
Anzi,
non si può escludere che tra il gennaio e il febbraio del 1879 abbia seguito le
lezioni di Giovanni Muzzioli presso la Libera Accademia del Nudo di Modena,
residuo della vecchia R. Accademia di Belle Arti, nata a sua volta come ducale
Accademia Atestina. Muzzioli venticinquenne proveniva da Firenze, dove si era
stabilito, e tornava a Modena invitato a insegnare per un paio di settimane
nell’istituzione che lo aveva accolto come studente fino al 1872[13].
Un
primo resoconto dell’attività svolta con successo dall’artista lo troviamo
pubblicato l’11 settembre 1879 sul settimanale reggiano “La Croce di Savoja”.
Si lodano alcuni oli riproducenti bassorilievi e alcuni ritratti, dei quali
purtroppo non viene descritto con precisione il soggetto. Più che altro viene
presentatata un’approfondita analisi critica del quadro “Il Tasso in prigione”[14].
Sappiamo
per certo che l’opera fu ispirata al tema del concorso Poletti del 1872, vinto
da Muzzioli: Torquato Tasso all’Ospedale
di S.Anna”.[15]
Infatti le prove dei concorsi Poletti venivano esposte e conservate nelle
sale dell’Istituto di Belle Arti di Modena.
Nell’a.s.
1879-80 vediamo di nuovo Manicardi iscritto all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
I suoi contatti con
l’ambiente artistico di Modena
proseguono senz’altro (si pensi all’amicizia con Adolfo Venturi). Tuttavia, ora
che ci troviamo nel 1880 inoltrato, il nostro amico Cirillo sembra deciso a soggiornare
stabilmente a Firenze, come sta già facendo Giovanni Muzzioli.
Al
periodo oggetto della presente indagine potrebbe appartenere, secondo gli studi
compiuti da Luciano Rivi, che qui ringrazio per la segnalazione, un quadro ad
olio tuttora inedito, di proprietà privata, Nudo
virile con barba.
E’
sicuramente un esercizio scolastico di Manicardi, ma resta il dubbio se venne dipinto
durante gli studi compiuti a Modena o a Firenze (si veda il contributo del
prof. Rivi riportato nella scheda in appendice).
Sono
pochi e poco conosciuti i disegni e i dipinti di nudo attribuiti a Manicardi.
Sappiamo che realizzò sicuramente diversi saggi scolastici di nudo dal vero, perché
erano nei programmi di insegnamento sia della Scuola di Belle Arti di Reggio
che dell’Accademia di Modena. Anzi, abbiamo visto che vinse il 1^ premio per la
prova di nudo in disegno dal vero nell’Accademia
di Belle Arti di Modena a conclusione
dell’a.s. 1876-77.
Angelo
Davoli elenca nella monografia del 1938
diversi nudi di Manicardi presenti nelle raccolte private, quelli di cui è a
conoscenza ovviamente, ma di uno solo dà una descrizione utile alla sua
identificazione. Si tratta del Ragazzetto
ignudo in piedi, così catalogato: disegno su carta, cm. 50 x 30, con data e
firma: 1875 – classe media, premiato. Ciò nonostante, anche di questo rimane
tuttora incerta l’identificazione, poiché il Davoli degli altri nudi non indica
né la data di esecuzione né la provenienza
(e non pubblica la documentazione fotografica di nessuno di questi). Nella
mostra al Teatro Municipale di Reggio del 1973, un solo nudo di Manicardi venne
esposto: nella relativa guida è citato senza data e senza documentazione
fotografica.[16]
Bene ha fatto Aurora Marzi a non esprimersi sulla datazione del disegno di
Manicardi, di soggetto simile a quello del 1875 descritto dal Davoli,
appartenente alla collezione delI’Istituto d’Arte “Chierici” ed esposto al
pubblico per la prima volta nella Mostra “Un museo ritrovato” (Reggio Emilia,
febbraio-marzo 2005)[17]. Osservo
infatti che a differenza del Nudo del 1875 descritto dal Davoli, questo disegno
si presenta con misure leggermente più piccole
e senza data.
Perciò
avanzerei l’ipotesi, con riserva di ulteriori verifiche, che questo sia un
saggio scolastico eseguito dal Manicardi a Modena o a Firenze, e da lui
depositato a Reggio nella Scuola dalla quale era uscito come alunno nel 1876,
quando vi rientrò come insegnante chiamato dal direttore Gaetano Chierici.
Nudo virile
con barba
1879 -1882 ca.
olio su tela
cm. 90 x 72
siglato in basso a destra
collezione privata
bibliografia: è forse il “Nudo
maschile (cm. 103 x 71)” inserito nell’elenco “Bozzetti e studi ad olio” a p.
70 della citata monografia di A. DAVOLI.
“E’ molto probabilmente da considerare come
riflessione pittorica da un’Accademia del nudo: l’esercizio di confronto con il
modello in posa viene inteso già all’interno di una possibile invenzione di
genere religioso (l’atteggiamento e la postura del modello fanno pensare a
possibili interpretazioni pittoriche di figure quali San Girolamo penitente).
Il dipinto, nonostante le diverse lacune, soprattutto sul fondo, oggetto di
intervento in un accorto restauro novecentesco, risulta pienamente leggibile e
di buona qualità. La situazione pittorica di ordine accademico suggerisce di
collocare l’opera nel periodo di formazione di Manicardi. Il livello
qualitativo e la ricchezza della soluzione pittorica nel riferimento ad un
repertorio storico soprattutto seicentesco valgono però ad escludere il periodo
iniziale degli studi reggiani. L’ipotesi di lavoro sulla quale ragionare sembra
dunque potere essere quella che vede il dipinto datarsi tra il periodo avanzato
degli studi modenesi (già ben noto all’artista il repertorio storico malatestiano)
e quello fiorentino, 1880 circa, con uno scarto in avanti e indietro di un paio
d'anni.
La tavolozza poco luminosa giocata
su una gamma ristretta di colori orientata sui bruni (anche nel contrasto con
alcuni toni freddi) e uno scrupolo nella resa anatomica di ordine verista,
rendono poi opportuno un riferimento alle vicende modenesi che si raccolgono
intorno a Muzzioli, Bellei e Venturi proprio nella seconda metà degli anni
settanta. In proposito risulta utile considerare un dipinto di Manicardi ora in
proprietà privata raffigurante un giovane con baffi: la tavolozza e la
sensibilità verista suggeriscono di considerare tale opera come vicina
cronologicamente al Nudo virile; sembra confermare tale ipotesi di lavoro il
riscontro sulla sigla dell’artista che compare con analoghe forme in entrambi i
dipinti. Nel caso del ritratto di giovane un possibile rinvio esterno può
andare all’Autoritratto di Muzzioli (1877) e ancora più al Ritratto di Signora
dello stesso conservato presso i Civici Musei di Modena (1878), da intendere
dunque come possibili approssimativi riferimenti cronologici (soprattutto ante
quem). La riflessione sul dipinto potrebbe continuare attraverso un confronto
con altra opera di Manicardi raffigurante Francesco Francia davanti alla Santa
Cecilia di Raffaello, ricordato da Naborre Campanini già nel 1881, secondo il
regesto in Mussini 1993, p. 68” (L. Rivi).
Ritratto di
giovane con baffi
(detto anche
Ritratto di gentiluomo)
1879-1882 ca.
olio su tela
cm. 68 x 55
siglato in basso a destra
collezione privata
bibliografia: inedito; vedi scheda
del “Nudo virile con barba”.
[1] Una legge del 1877 modificava lo
statuto della maggior parte delle accademie di belle arti esistenti in Italia .
A Modena nel gennaio 1878 iniziarono le lezioni del nuovo Istituto di Belle
Arti, in sostituzione di quelle dell’Accademia, che sopravviveva come organo
collegiale di orientamento dell’attività culturale e didattica. Cfr. S. FERRARI,
Da Accademia a Istituto d’Arte, in La virtù delle arti. Adeodato Malatesta e
l’Accademia Atestina, catalogo della mostra a cura di D. FERRIANI e J.
BENTINI, Vignola 1998, pp. 15-18.
[2] “Per un momento stetti in forse di
cambiare i libri nei pennelli, ma questi lasciai cadere per sempre, quando
giunse la dolorosa notizia che il Di Scovolo, recatosi a Pisa per rimettersi in
salute, aveva spento con i suoi giorni il nostro fervore”. A. VENTURI, Memorie autobiografiche, Torino ed. 1991,
p. 32.
[3] ASMo, IAV, Atti del R. Istituto di Belle Arti 1877-78.
[4] Nei saggi conclusivi dell’a.s.
1876-77 ottenne due riconoscimenti: il 1° premio per il disegno di nudo dal
vero e l’accessit per i disegni di storia. Nel saggi conclusivi
dell’a.s. 1877-78 ottenne il 1^ premio di lire 160 per il disegno di figura. Cfr.
ASMo, IAV, atti 1876-79.
[5] Cfr. A. DAVOLI, Cirillo Manicardi pittore reggiano dell’ultimo ‘800, Reggio E.
1938, pp. 3-4.
[6]
M. FESTANTI, Le carte
dell’artista. Esplorazione ragionata di un archivio, in Cirillo Manicardi un artista fin de siècle, a
cura di M. MUSSINI, Reggio Emilia 1993, pp. 65.
[7] Cfr. S. FERRARI - A. MARZI- G.
RAPAGGI, Storia dell’Istituto d’Arte
Chierici, Reggio E. 1980.
[8] Biblioteca Panizzi Reggio E., Mss.
Regg., Documenti Manicardi, C480/1.
[9] Biblioteca Panizzi Reggio E., Mss. Regg., Carteggio Manicardi, C 478/42.
Sul fatto che Manicardi versò le 300 lire alla
Cooperativa di Consumo di Massenzatico, riferito dal figlio Carlo, cfr. C.
MANICARDI, Cirillo Manicardi l’uomo e
l’artista, articolo pubblicato nella Gazzetta di Reggio del 28 gen. 1951.
Sull’ambiente politico e socio-economico di Reggio in
questo periodo, e tra l’altro quanto potessero valere 300 lire 160 o 50, si
veda il recente saggio: A. RAGAZZI, Dalla
vecchia Reggio al mondo nuovo, a cura di A. Ferraboschi e O. Ragazzi in
collaborazione con Circoscrizione Reggio Sud, ed. Diabasis Istoreco, Reggio E.
2010.
[10] Biblioteca Panizzi Reggio E, id., C
478/15.
[11] La lettera di Antonio Simonazzi
sopra citata, del 7 gennaio 1879, è indirizzata a “Manicardi Cirillo / al R.
Istituto di belle arti / Fi-renze”.
Va quindi anticipato
di due anni l’ingresso per la prima volta nella Istituto, rispetto a quanto
erroneamente affermato in E. SPAGNI, La
mostra postuma di Cirillo Manicardi, Reggio Emilia 1927; e in A. DAVOLI, op. cit., p.8. Del resto, non si capisce perché Manicardi,
diplomatosi a Modena nel luglio 1878, avrebbe dovuto attendere due anni prima
di trasferirsi all’accademia fiorentina, considerato che il prof. Simonazzi era
già riuscito a vendere un suo quadro per lire 300 e alcuni estimatori, come il
sig. Paglia, lo stavano sostenendo
economicamente. Il premio dell’Istituto Ferrari-Bonini ricevuto alla
fine del 1880 aiutò C.M. a proseguire gli studi a Firenze, non a iniziarli.
[12] Sorto, come a Modena, per effetto
della riforma scolastica del 1877.
[13] Il direttore Malatesta scrive a
Muzzioli il 25 gennaio 1879: “Nella sua qualità di professore onorario della R.
Accademia di Belle Arti, sono a pregarla a mettere l’azione del nudo per la
sera del p.v. lunedi 27 corr., e di fare la lezione per [due] settimane. In
quanto al modello potrà intendersi col prof. Simonazzi al quale sino dallo
scorso anno fu affidata la direzione della Libera Scuola del Nudo”. ASMo, IAV, Atti del R. Istituto di Belle Arti 1878-79.
[14] Articolo non firmato pubblicato
nella rubrica “Cose d’arte” del n. 28 - 11 settembre 1879 (Biblioteca Comunale
Panizzi, Reggio E.).
[15]
cfr. M. MUSSINI, Linee per un
profilo artistico, in Cirillo
Manicardi un artista fin de siècle, op. cit., pp. 17-19; Modena
Ottocento e Novecento. Giovanni Muzzioli – Galleria Civica di Modena 23
novembre 1991 - 25 gennaio 1992, catalogo della mostra a cura di L. RIVI ed
E. PAGELLA, Modena 1991.
[16] Cirillo Manicardi 1856/1925, guida alla
mostra Teatro Municipale 12 maggio/17 giugno a cura di M. DEGANI e AA. VV.,
Reggio Emilia 1973, s. n. pp.
[17] Cfr. A. MARZI, Accademie
di Nudo dei maestri della Scuola di Belle Arti di Reggio Emilia, in Un museo ritrovato. Il patrimonio dell’Istituto d’Arte Chierici
restituito alla città, catalogo della mostra a cura di F. TREVISANI, E.
FARIOLI e S. FERRARI, Musei Civici di
Reggio Emilia 2005, pp. 43-52 e 139.
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