sabato 22 giugno 2013

Reggio Emilia - Modena

Nudo di giovinetto, carboncino su carta, cm. 55x34, 1876 ca., Musei Civici Reggio E.
http://www.municipio.re.it/catalogomuseo/musei.nsf/key-RicercaArte/3A8CFE97F7C8E66FC12572830037AF36?OpenDocument


Manifesto Premi degli alunni, R.Istituto di Belle Arti di Modena, 1878 (ASMo, Ist. d'Arte "Venturi")

Manifesto Premi alunni 1878 (part.)



(L'articolo seguente è stato pubblicato sulla “Strenna del Pio Istituto Artigianelli”, Reggio Emilia – anno XXI, n. 1 – 30-6-2012)

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Cirillo Manicardi studente a Modena (1876-1879)
Sandro Ferrari

Cirillo Manicardi divenne amico del coetaneo Adolfo Venturi durante la frequenza della Regia Accademia di Belle Arti di Modena dal 1876 al 1878.[1]
Anche Venturi aveva studiato all’Accademia, dalla quale era uscito all’età di 16 anni, nel 1872, avendo concluso gli studi del corso triennale di ornato (vi era stato introdotto dal padre, che nella capitale estense si era distinto come decoratore plastico).
 Nell’autunno 1876, proprio quando  Manicardi dalla R. Scuola di Belle Arti di Reggio si trasferiva all’Accademia modenese, Venturi manifestò il proposito di rientrarvi per frequentare il corso di pittura di paesaggio, ma dovette subito rinunciare a causa dell’improvvisa morte del professore, del quale era un entusiasta seguace[2]. Essendo nato nel settembre del 1856, egli aveva soltanto ventuno anni quando nell’aprile del 1878 ricevette l’incarico di ispettore della Galleria Estense annessa all’Istituto di Belle Arti [3], anno in cui dal mese di gennaio le lezioni erano iniziate secondo il nuovo ordinamento scolastico, sostitutivo di quello tradizionale accademico.
Dotato di precoce genialità, Venturi si stava ormai decisamente orientando verso l’ambito della ricerca documentaria storico-artistica e metteva da parte il desiderio manifestato in più occasioni di affermarsi come pittore o poeta. Ebbe quindi la possibilità di osservare un tale Cirillo Manicardi di Reggio Emilia, studente dei corsi di figura, di valutarne le promettenti attitudini e di diventare suo amico e sostenitore[4].
La più autorevole testimonianza di questo rapporto di stima instauratosi tra i due coetanei ci arriva proprio dal Venturi. A lui infatti, giunto ormai alla conclusione della sua impareggiabile carriera di storico dell’arte, si rivolse nel 1937 Angelo Davoli, reggiano collezionista di incisioni, intento a scrivere un compendio dell’attività grafica e pittorica di Manicardi. La risposta fu un’affettuosa lettera commemorativa dell’amico conosciuto in gioventù, scomparso nel 1925.
Trascrivo qui il documento integralmente. Inserito come prefazione del volume pubblicato nel 1938, delinea del pittore un ritratto molto efficace, che  mi è stato di fondamentale aiuto per giungere ai risultati, talora inediti, della presente ricerca[5]:

         Caro Davoli,

     molto mi è grato di sentir ricordare Cirillo Manicardi, pittore che vive nella sua opera fervida d’entusiasmo e di intenso amore per la città natale.
     Lavorare, perché Reggio si abbia corona del lavoro dei figli, fu proposito di tanti illustri reggiani, tra gli altri del Manicardi, chè,dal Nobile proposito, ebbe moto il pennello, decoro dell’Arte. Lo vidi, giovinetto, disegnare, invidiato e invidiabile, col segno ricercatore del carattere e della vita delle cose. Egli mi donò il disegno del Presepe di Guido Mazzoni nel Duomo di Modena, di tanta  plastica evidenza da soprendere quanti passavano al Ministero della Istruzione Pubblica, nella Sala del Direttore Generale delle Belle Arti, Felice Bernabei, che tenne sempre esposto all’ammirazione quel disegno della terracotta del Modanino, e lo commentava, lui figlio di ceramista d’Abruzzo, con la sua naturale vivezza.
        Cinquantasei anni fa, per illustrare il mio libro “La R .Galleria Estense”, con le zincografie, le prime allora usate, specialmente da Angerer e Goschl di Vienna, occorse di far disegni a penna su carta preparata; e il Manicardi fotografò, tanto fu esatta la sua macchina di disegnatore, questo o quel quadro antico. Per quei disegni, gli fui grato come a gentile collaboratore.
        La vita ci tenne poi lontani, ma quando, per i lavori della Cassa di Risparmio, fui eletto membro della Commissione di cui era animatore Naborre Campanini, rividi da presso Cirillo Manicardi, ancor giovane, sempre giovane, improvvisato scultore della decorazione della Cassa dedicata all’Ariosto. Nelle adunanze, ci pareva di trovarci nel nostro vecchio focolare, di scaldarci di fede nell’Arte.
       Passaron quei giorni soleggiati, e vennero meno gli amici cari e illustri: il Campanini e il suo fedele Manicardi.
      Reggio li onori, e intanto grazie a Lei, che con la meditata monografia, dona al pittore, al maestro, i fiori più belli del ricordo.

                                                                                                                             ADOLFO VENTURI
        S. Margherita Ligure, 5 Marzo ‘938.


   Dall’estate del 1878 Cirillo risiede insieme ai genitori nella casa natale di Villa Massenzatico, ma si reca spesso a Modena, desideroso di farsi conoscere e allo stesso tempo di aggiornare i propri studi accademici.
Benchè non abbia ancora completato la sua formazione giovanile, realizza le prime opere destinate alla vendita. Lo possiamo immaginare nella cascina del padre Biagio occupato nei  ritratti e in tutti i generi pittorici più richiesti in quel momento.
Espone a Reggio alcuni lavori tra cui “un ornato di gesso con figure, velato di ragnatele e di polvere. Di tanta bellezza” – scrive Naborre Campanini – “che da solo gli valse il premio dell’Istituto Ferrari Bonini”[6].
Non sappiamo molto sui contatti di Manicardi con la Scuola di Belle Arti di Reggio alla fine degli anni ’70 (dal 1876 trasformata in R. Scuola di disegno per gli operai).[7] Accontentiamoci di leggere l’attestato di frequenza rilasciato dal direttore Belloli il 22-7-1878: “Dotato di ottima naturale disposizione per le arti del disegno, si è applicato con assiduità allo studio della figura facendo rapidi progressi e meritandosi il premio in tre successivi concorsi annuali. Dopo questi studi il giovane Cirillo Manicardi nell’anno 1876 lasciò questa Scuola per andare a perfezionarsi presso Istituti superiori di Belle Arti”.[8]
Si ha notizia certa di un dipinto venduto già alla fine del 1878. Con una lettera del successivo 7 gennaio il prof. Antonio Simonazzi di Modena scrive a Manicardi di essere riuscito a vendere “il dipinto a chiaro e scuro rappresentante il miracolo di S. Zanobio del Ghiberti [...] per £ 300”[9]
Negli stessi giorni, il 26 dicembre, Cirillo partecipa alla solenne cerimonia della premiazione del saggi conclusivi dell’a.s. 77-78, nella quale gli viene consegnato il primo premio di lire 160 per il saggio di figura disegnata.
Egli comincia anche a ricevere i primi regali di incoraggiamento e di aiuto offerti da privati affinchè possa proseguire gli studi. Il 16 novembre 1878 Gioachino Paglia di Reggio gli spedisce 50 lire. Scrive nella lettera:  “Confido che il vostro talento troverà validi appoggi che vi forniscano i mezzi di recarvi nell’Atene delle Arti, Firenze. Desideroso anch’io di offrirvi il mio piccolo obolo, accludo a queste righe quanto può occorrervi per le prime spese di viaggio”.[10]
E in effetti nel gennaio del 1879 Manicardi risulta iscritto all’Accademia di Belle Arti di Firenze[11] e frequenta i corsi dell’annesso Istituto di Belle Arti[12]. Non si ha però conferma di una sua presenza costante a Firenze.
Anzi, non si può escludere che tra il gennaio e il febbraio del 1879 abbia seguito le lezioni di Giovanni Muzzioli presso la Libera Accademia del Nudo di Modena, residuo della vecchia R. Accademia di Belle Arti, nata a sua volta come ducale Accademia Atestina. Muzzioli venticinquenne proveniva da Firenze, dove si era stabilito, e tornava a Modena invitato a insegnare per un paio di settimane nell’istituzione che lo aveva accolto come studente fino al 1872[13]. 
Un primo resoconto dell’attività svolta con successo dall’artista lo troviamo pubblicato l’11 settembre 1879 sul settimanale reggiano “La Croce di Savoja”. Si lodano alcuni oli riproducenti bassorilievi e alcuni ritratti, dei quali purtroppo non viene descritto con precisione il soggetto. Più che altro viene presentatata un’approfondita analisi critica del quadro “Il Tasso in prigione”[14].
Sappiamo per certo che l’opera fu ispirata al tema del concorso Poletti del 1872, vinto da Muzzioli: Torquato Tasso all’Ospedale di S.Anna”.[15] Infatti le prove dei concorsi Poletti venivano esposte e conservate nelle sale dell’Istituto di Belle Arti di Modena.
Nell’a.s. 1879-80 vediamo di nuovo Manicardi iscritto all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
I suoi contatti con l’ambiente artistico  di Modena proseguono senz’altro (si pensi all’amicizia con Adolfo Venturi). Tuttavia, ora che ci troviamo nel 1880  inoltrato,  il nostro amico Cirillo sembra deciso a soggiornare stabilmente a Firenze, come sta già facendo Giovanni Muzzioli.

Al periodo oggetto della presente indagine potrebbe appartenere, secondo gli studi compiuti da Luciano Rivi, che qui ringrazio per la segnalazione, un quadro ad olio tuttora inedito, di proprietà privata, Nudo virile con barba.
E’ sicuramente un esercizio scolastico di Manicardi, ma resta il dubbio se venne dipinto durante gli studi compiuti a Modena o a Firenze (si veda il contributo del prof. Rivi riportato nella scheda in appendice).
Sono pochi e poco conosciuti i disegni e i dipinti di nudo attribuiti a Manicardi. Sappiamo che realizzò sicuramente diversi saggi scolastici di nudo dal vero, perché erano nei programmi di insegnamento sia della Scuola di Belle Arti di Reggio che dell’Accademia di Modena. Anzi, abbiamo visto che vinse il 1^ premio per la prova di nudo in disegno dal vero nell’Accademia di Belle Arti di Modena a conclusione dell’a.s. 1876-77.
Angelo Davoli  elenca nella monografia del 1938 diversi nudi di Manicardi presenti nelle raccolte private, quelli di cui è a conoscenza ovviamente, ma di uno solo dà una descrizione utile alla sua identificazione. Si tratta del Ragazzetto ignudo in piedi, così catalogato: disegno su carta, cm. 50 x 30, con data e firma: 1875 – classe media, premiato. Ciò nonostante, anche di questo rimane tuttora incerta l’identificazione, poiché il Davoli degli altri nudi non indica né la data di esecuzione né la provenienza  (e non pubblica la documentazione fotografica di nessuno di questi). Nella mostra al Teatro Municipale di Reggio del 1973, un solo nudo di Manicardi venne esposto: nella relativa guida è citato senza data e senza documentazione fotografica.[16] Bene ha fatto Aurora Marzi a non esprimersi sulla datazione del disegno di Manicardi, di soggetto simile a quello del 1875 descritto dal Davoli, appartenente alla collezione delI’Istituto d’Arte “Chierici” ed esposto al pubblico per la prima volta nella Mostra “Un museo ritrovato” (Reggio Emilia, febbraio-marzo 2005)[17]. Osservo infatti che a differenza del Nudo del 1875 descritto dal Davoli, questo disegno si presenta con misure leggermente più piccole  e senza data.
Perciò avanzerei l’ipotesi, con riserva di ulteriori verifiche, che questo sia un saggio scolastico eseguito dal Manicardi a Modena o a Firenze, e da lui depositato a Reggio nella Scuola dalla quale era uscito come alunno nel 1876, quando vi rientrò come insegnante chiamato dal direttore Gaetano Chierici.



Nudo virile con barba
  
1879 -1882 ca.
olio su tela
cm. 90 x 72
siglato in basso a destra
collezione privata
bibliografia: è forse il “Nudo maschile (cm. 103 x 71)” inserito nell’elenco “Bozzetti e studi ad olio” a p. 70 della citata monografia di A. DAVOLI.


 “E’ molto probabilmente da considerare come riflessione pittorica da un’Accademia del nudo: l’esercizio di confronto con il modello in posa viene inteso già all’interno di una possibile invenzione di genere religioso (l’atteggiamento e la postura del modello fanno pensare a possibili interpretazioni pittoriche di figure quali San Girolamo penitente). Il dipinto, nonostante le diverse lacune, soprattutto sul fondo, oggetto di intervento in un accorto restauro novecentesco, risulta pienamente leggibile e di buona qualità. La situazione pittorica di ordine accademico suggerisce di collocare l’opera nel periodo di formazione di Manicardi. Il livello qualitativo e la ricchezza della soluzione pittorica nel riferimento ad un repertorio storico soprattutto seicentesco valgono però ad escludere il periodo iniziale degli studi reggiani. L’ipotesi di lavoro sulla quale ragionare sembra dunque potere essere quella che vede il dipinto datarsi tra il periodo avanzato degli studi modenesi (già ben noto all’artista il repertorio storico malatestiano) e quello fiorentino, 1880 circa, con uno scarto in avanti e indietro di un paio d'anni. 
La tavolozza poco luminosa giocata su una gamma ristretta di colori orientata sui bruni (anche nel contrasto con alcuni toni freddi) e uno scrupolo nella resa anatomica di ordine verista, rendono poi opportuno un riferimento alle vicende modenesi che si raccolgono intorno a Muzzioli, Bellei e Venturi proprio nella seconda metà degli anni settanta. In proposito risulta utile considerare un dipinto di Manicardi ora in proprietà privata raffigurante un giovane con baffi: la tavolozza e la sensibilità verista suggeriscono di considerare tale opera come vicina cronologicamente al Nudo virile; sembra confermare tale ipotesi di lavoro il riscontro sulla sigla dell’artista che compare con analoghe forme in entrambi i dipinti. Nel caso del ritratto di giovane un possibile rinvio esterno può andare all’Autoritratto di Muzzioli (1877) e ancora più al Ritratto di Signora dello stesso conservato presso i Civici Musei di Modena (1878), da intendere dunque come possibili approssimativi riferimenti cronologici (soprattutto ante quem). La riflessione sul dipinto potrebbe continuare attraverso un confronto con altra opera di Manicardi raffigurante Francesco Francia davanti alla Santa Cecilia di Raffaello, ricordato da Naborre Campanini già nel 1881, secondo il regesto in Mussini 1993, p. 68” (L. Rivi). 





Ritratto di giovane con baffi
   (detto anche Ritratto di gentiluomo)

1879-1882 ca.
olio su tela
cm. 68 x 55
siglato in basso a destra
collezione privata
bibliografia: inedito; vedi scheda del “Nudo virile con barba”.







[1] Una legge del 1877 modificava lo statuto della maggior parte delle accademie di belle arti esistenti in Italia . A Modena nel gennaio 1878 iniziarono le lezioni del nuovo Istituto di Belle Arti, in sostituzione di quelle dell’Accademia, che sopravviveva come organo collegiale di orientamento dell’attività culturale e didattica. Cfr. S. FERRARI, Da Accademia a Istituto d’Arte, in La virtù delle arti. Adeodato Malatesta e l’Accademia Atestina, catalogo della mostra a cura di D. FERRIANI e J. BENTINI, Vignola 1998, pp. 15-18.
[2] “Per un momento stetti in forse di cambiare i libri nei pennelli, ma questi lasciai cadere per sempre, quando giunse la dolorosa notizia che il Di Scovolo, recatosi a Pisa per rimettersi in salute, aveva spento con i suoi giorni il nostro fervore”. A. VENTURI, Memorie autobiografiche, Torino ed. 1991, p. 32.
[3] ASMo, IAV, Atti del R. Istituto di Belle Arti 1877-78.
[4] Nei saggi conclusivi dell’a.s. 1876-77 ottenne due riconoscimenti: il 1° premio per il disegno di nudo dal vero e l’accessit  per i disegni di storia. Nel saggi conclusivi dell’a.s. 1877-78 ottenne il 1^ premio di lire 160 per il disegno di figura. Cfr. ASMo, IAV, atti 1876-79.

[5] Cfr. A. DAVOLI, Cirillo Manicardi pittore reggiano dell’ultimo ‘800, Reggio E. 1938, pp. 3-4.
[6]  M. FESTANTI, Le carte dell’artista. Esplorazione ragionata di un archivio, in Cirillo Manicardi un artista fin de siècle, a cura di M. MUSSINI, Reggio Emilia 1993, pp. 65.

[7] Cfr. S. FERRARI - A. MARZI- G. RAPAGGI, Storia dell’Istituto d’Arte Chierici, Reggio E. 1980.

[8] Biblioteca Panizzi Reggio E., Mss. Regg., Documenti Manicardi, C480/1.

[9] Biblioteca Panizzi Reggio E., Mss. Regg., Carteggio Manicardi, C 478/42.

Sul fatto che Manicardi versò le 300 lire alla Cooperativa di Consumo di Massenzatico, riferito dal figlio Carlo, cfr. C. MANICARDI, Cirillo Manicardi l’uomo e l’artista, articolo pubblicato nella Gazzetta di Reggio del 28 gen. 1951.
Sull’ambiente politico e socio-economico di Reggio in questo periodo, e tra l’altro quanto potessero valere 300 lire 160 o 50, si veda il recente saggio: A. RAGAZZI, Dalla vecchia Reggio al mondo nuovo, a cura di A. Ferraboschi e O. Ragazzi in collaborazione con Circoscrizione Reggio Sud, ed. Diabasis Istoreco, Reggio E. 2010.

[10] Biblioteca Panizzi Reggio E, id., C 478/15.
[11] La lettera di Antonio Simonazzi sopra citata, del 7 gennaio 1879, è indirizzata a “Manicardi Cirillo / al R. Istituto di belle arti / Fi-renze”.
  Va quindi anticipato di due anni l’ingresso per la prima volta nella Istituto, rispetto a quanto erroneamente affermato in E. SPAGNI, La mostra postuma di Cirillo Manicardi, Reggio Emilia 1927; e in A. DAVOLI, op. cit., p.8.  Del resto, non si capisce perché Manicardi, diplomatosi a Modena nel luglio 1878, avrebbe dovuto attendere due anni prima di trasferirsi all’accademia fiorentina, considerato che il prof. Simonazzi era già riuscito a vendere un suo quadro per lire 300 e alcuni estimatori, come il sig. Paglia, lo stavano sostenendo  economicamente. Il premio dell’Istituto Ferrari-Bonini ricevuto alla fine del 1880 aiutò C.M. a proseguire gli studi a Firenze, non a iniziarli.

[12] Sorto, come a Modena, per effetto della riforma scolastica del 1877.

[13] Il direttore Malatesta scrive a Muzzioli il 25 gennaio 1879: “Nella sua qualità di professore onorario della R. Accademia di Belle Arti, sono a pregarla a mettere l’azione del nudo per la sera del p.v. lunedi 27 corr., e di fare la lezione per [due] settimane. In quanto al modello potrà intendersi col prof. Simonazzi al quale sino dallo scorso anno fu affidata la direzione della Libera Scuola del Nudo”. ASMo, IAV, Atti del R. Istituto di Belle Arti 1878-79.  

[14] Articolo non firmato pubblicato nella rubrica “Cose d’arte” del n. 28 - 11 settembre 1879 (Biblioteca Comunale Panizzi, Reggio E.).

[15]  cfr. M. MUSSINI, Linee per un profilo artistico, in Cirillo Manicardi un artista fin de siècle, op. cit., pp. 17-19;  Modena Ottocento e Novecento. Giovanni Muzzioli – Galleria Civica di Modena 23 novembre 1991 - 25 gennaio 1992, catalogo della mostra a cura di L. RIVI ed E. PAGELLA, Modena 1991.
[16] Cirillo Manicardi 1856/1925, guida alla mostra Teatro Municipale 12 maggio/17 giugno a cura di M. DEGANI e AA. VV., Reggio Emilia 1973, s. n. pp.
[17] Cfr. A. MARZI,  Accademie di Nudo dei maestri della Scuola di Belle Arti di Reggio Emilia, in Un museo ritrovato.  Il patrimonio dell’Istituto d’Arte Chierici restituito alla città, catalogo della mostra a cura di F. TREVISANI, E. FARIOLI e S. FERRARI,  Musei Civici di Reggio Emilia 2005, pp. 43-52 e 139.

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